Esce il video de I Ragazzi dello Zoo e mi permetto una non così breve digressione da quanto nostra signora promozione richiederebbe. Diciamo che questo agonizzante mezzo social(e) consente ormai di sentirsi quasi come nel salotto di casa, con pochi intimi accorsi, a cui narrare di tanto in tanto qualche storiella, o quel che dietro una storiella si nasconde.

Questo brano è stato sin dall’inizio un accavallarsi di strani incroci.
Il racconto sotto la canzone, era ben delineato nella mia testa. Scritto in Sardegna, ma ritagliato su Torino, sull’Estate delle strade semideserte, sulle vicissitudini di due emarginati, immaginati lì, in quel Parco Michelotti dove un tempo sorgeva lo zoo cittadino. Due randagi immersi nell’afa, avvolti dalla solitudine di Agosto, eppure felici, come solo il bastarsi a vicenda a volte sa rendere.
Il perché Lei fosse poi tornata sulla “retta via” era altrettanto chiaro dentro il mio Tetris mentale, un perché non inserito nella canzone, rimasto nascosto a vantaggio dell’invettiva di Lui, del veleno che feci sgorgare fiero dalle sue parole, in quella sua reiterata dichiarazione di libertà, in occasione del loro nuovo e fortuito incontro.
A quasi un anno di distanza dalla stesura ero di nuovo in Sardegna. In giugno, come adesso. Non per vacanza, né per ritirarmi in scrittura come lasciai intendere. Ero lì per salutare mia madre ed erano sacrosanti cazzi miei. Ma questa è una storia che sarebbe poi finita in un altro brano.
Ogni giorno intorno alle sei di sera, mi concedevo un salto al mare nella mia amata Porto Pino, fermandomi alla prima spiaggia come non facevo da anni. Ascoltavo incessantemente gli allora primi provini del disco a venire, un po’ perché era una delle poche cose a darmi sollievo e un po’ perché IRDZ era ancora in fase di mix e cercavo di dare tutte le indicazioni possibili al buon Pietro Cuniberti che da Torino continuava a mandarmi nuove versioni via mail. Già allora la canzone aveva qualcosa di insospettabilmente “fresco” rispetto ai miei canoni. L’avevo infatti già definita “una fresca gita all’inferno” e ancor oggi è l’etichetta che trovo più adatta e che più mi diverte se penso a questo perfetto anti-singolo estivo. Tutto qui.

Ma veniamo a noi. Durante l’ultima discesa sull’isola, ho portato quei ragazzacci che mi ritrovo come band fino a casa mia, nel profondo Sulcis, a Porto Pino e Sant’Anna Arresi, nei luoghi di cui ero e sono ancora così geloso. Giusto una piccola gita prima della data all’Ateneika Festival di Cagliari, ma sufficiente per raccogliere un po’ di materiale e dar corpo alla parte dominante del clip, il report su quanto accaduto in quei giorni sotto e sopra palco. Fanno da complemento le immagini di playback girate al ritorno in continente, nella zona dove attualmente vivo, in una Torino all’alba ancora deserta (o quasi).

Chiudo dicendo che dar vita a questo video e farlo ancora una volta saltando avanti e indietro sull’asse Piemonte-Sardegna è stata forse la perfetta chiusura del cerchio per un brano a cui tengo così tanto e che lungo quell’asse geografico è nato.

Le riprese del live sono del bravissimo Paolo Maneglia.
Il resto, tolte le pessime, ma divertenti immagini raccolte da me e Davide, è ad opera del magico duo che si cela dietro il nome Sans FIlm ovvero Paolo Bertino e Gabriele Ottino, già autori dei video di Atlantide e HD Blue.

Che dire, grazie a tutti per questa ennesima sbatta, ai miei zii e a Fabio e Bobo di MIS per averci accolto con amore come sempre.

Complimenti ancora ai ragazzi di AteneiKa per l’organizzazione perfetta e a La Rappresentante di Lista con cui abbiamo condiviso il palco del festival.

Baci audaci
D.